Le prime attestazioni
Il toponimo Fornaledo, più precisamente compare una prima volta in una carta dell’1 aprile 908 con la quale Austroberto, abate di Santa Maria in Organo, concede ai chierici Giovanni e Giselberga, del castello di Verona, due colonicae in Valpolicella.
La colonica di Fornaledo, aggiunge il documento, era retta in quel momento da Gisemberto, arimanno, cioè un uomo libero, vivente secondo la legge longobarda.
La Colonica
Giovanni Fornaledo
La storia poi tace per 500 anni fino al 1410 quando il testamento di Giovanni detto da Fornaledo, un agricoltore benestante proprietario di casa, che vive coltivando campi che producono uva da vino, olio, legumi e cereali.
Giovanni non disdegna altresì di tenere anche qualche capo di bestiame per la produzione di lana, di carne e di latte, così come in zona avranno fatto altri agricoltori di collina, anche allora caratterizzato appunto dalla presenza di viti, di olivi, di colture foraggere e cerealicole.
Una profonda ristrutturazione
La famiglia Borghetti
Tutto ciò lo si deduce da alcuni documenti conservati presso l’archivio della parrocchia di Marano e in particolare dai vari volumi che accolgono le registrazioni dei defunti.Possiamo quindi affermare che i Borghetti hanno acquistato la proprietà del complesso di Fornaledo prima del 1825.
A conferma di ciò non resterebbe che rintracciare l’atto di vendita da parte di un Fornalè a Giammaria Borghetti (nato nel 1751 e morto nel 1833) del fu Fiorio Borghetti (nato nel 1724), ma non conoscendo il nome del notaio che ebbe a rogare l’atto, diventa assai difficile riuscire nell’impresa.
Una verifica dei dati forniti dai sommarioni del Catasto austriaco ci conferma che al 1840 la casa colonica segnata al n. 752 è intestata a Fiorio Borghetti (nato nel 1785 e morto nel 1855) del fu Giammaria Borghetti al quale sono assegnati anche i vicini numeri catastali costituenti la corte.
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